LIDIA
Lidia è ferma con un mazzo di chiavi in mano, la testa china, fissa la toppa del portoncino rosso e non si decide ad inserire la chiave per entrare in casa. E' freddo, un brivido le attraversa la schiena e la costringe a tornare in se, aggiusta la borsa sulla spalla, rimette intorno al collo la sciarpa che è scivolata giù, gira la chiave ed entra spingendo il portoncino con l'aiuto delle buste della spesa. Andrea, che l'ha sentita arrivare, le va incontro, baciandola distrattamente le toglie di mano le buste e la precede in cucina: " L'idraulico è passato, finalmente potremo accendere di nuovo i caloriferi, tua madre ha chiamato e dice che domenica saranno a pranzo da noi e verrà anche zia Titta, è sola povera donna non se la sentono di lasciarla, proprio la domenica. Oh brava! hai preso i croccantini per Milù! Stanno per finire. Oggi è stata una giornata difficile..." alza lo sguardo verso Lidia e la vede poggiata alla porta della cucina, la sciarpa che le penzola lungo i fianchi e la borsa in una mano che sfiora il pavimento, Milù accovacciato ai suoi piedi e lo sguardo perso. Forse vuole togliere il cappotto e la sciarpa o forse no, sta per uscire di nuovo, alla base degli occhi salgono lacrime che non scivolano sulle guance, resta in silenzio, come se avesse perso le parole. In testa le risuonano, senza trovare un senso: caloriferi - povera donna - giornata difficile. "Lidia!?" lei si volge verso di lui e di risposta sorride senza dire nulla - "Cos'hai Lidia?" le chiede scuotendole leggero le spalle. Come se si riavesse da un lungo torpore Lidia finalmente piange, ride, si libera della sciarpa e del cappotto e farfugliando dice a ripetizione "ce l'ho fatta, ce l'ho fatta.."
-"avrai la tua pasticceria?"-
"si, si, si e sarà come la sogno da sempre, calda accogliente, profumata, profumatissima e piena zeppa di biscotti. Biscotti per la colazione, biscotti per il thè, biscotti da sgranocchiare a tutte le ore, mentre passeggi o incontri chi ami. Sarà la biscotteria più bella e gioiosa che si sia mai vista e si chiamerà - solleva entrambe le mani aperte a delineare nell'aria lo spazio di una scritta e pronuncia sillabando - 'I stan ti croc can ti'- l'aroma di mandorle e nocciole tostate, il profumo di arancia candita, la vaniglia dello zucchero a velo, e la fragranza dei biscotti avvolgeranno di dolcezza ogni istante vissuto in biscotteria'
Andrea recupera sciarpa e cappotto e prendendola sotto braccio la invita ad uscire per un ennesimo sopralluogo nella piccola bottega di cui Linda è innamorata da anni.
La vecchia pasticceria si trova in una viuzza nascosta del centro, dietro il banco una signora canuta, piccola e rotondetta accoglie gli avventori con un sorriso cordiale e li cattura offrendo dolci di raffinata semplicità e racconti di vita passata, in quel luogo un po' fuori dal tempo.
Ha sempre gestito da sola ogni cosa ma ormai da un bel po' lotta con la fatica e la decisione di cedere l'attività è diventata inevitabile. Conosce da parecchio Lidia e Andrea, li trova gentili e simpatici, trascorrono spesso il pomeriggio nella sua bottega, le ricordano i suoi nipoti, giovani e pieni di speranze ma ignora che Linda sogna di prendere il suo posto. Certo - pensa- questa ragazza è capace di assaporare un pasticcino, un biscotto o una fetta di torta e riconoscere anche il più insolito degli ingredienti, come se ad ogni boccone avvertisse la vera magia che si cela dietro la preparazione, come se quel boccone contenesse l'intera ciotola di cioccolato fuso o le rimanessero impigliate al palato anche le bricioline più piccole di pan di spagna aromatizzato alla mandorla.
Linda con la testa per aria si guarda intorno, nella sua mente è già lì che sposta e ridipinge mobili ma non trova le parole per comunicare alla pasticcera le sue speranze quando l'anziana signora le si avvicina e puntandole gli occhi nei suoi le dice " Ho curato ed amato questo posto fin qui, mischiando ingredienti e sorrisi per una vita, ora vorrei che andasse a qualcuno capace di amarlo nello stesso identico modo"
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