CLARA

Infondo alla lista dei lavori da fare, rimane sempre il garage, le cose si accumulano senza seguire una logica, come pensieri fastidiosi rimandati e rimandati che alla fine anziché sparire si dilatano sempre di più fino ad occupare tutto lo spazio nella mente. In questo momento un raggio di sole attraversa i rami dell'albero difronte alla finestra per andare a posarsi proprio sull'ingresso del garage, Clara fa colazione e guarda fuori, quel raggio di sole è come un'indicazione stradale, una freccia luminosa che la invita ad affrontare il mostro.

Infilata in una vecchia tuta e con una fascia in testa, per proteggere i capelli, dalla porta guarda dentro al garage e cerca di fare mentalmente un primo piano d'azione. 

Polvere ovunque e davvero troppe scatole accatastate le bloccano quasi il respiro. Si affida a Marie Kondo, la immagina al suo fianco come un angelo custode che la guida e la incoraggia a separarsi da tutta quella storia. Certo facile per Marie dire 'alleggerisci, trasforma i tuoi spazi e trasformerai la tua vita' ma quando senti che quegli spazi contengono proprio la tua vita? Lo sgabello di paglia aspetta da anni di essere rimpagliato e riverniciato, è inutile, liberatene! Eppure è così pesante, come se una Clara poco più che bambina fosse ancora seduta lì, nascosta in un angolo ad ascoltare i discorsi dei grandi senza essere vista. Dall'altro lato l'aspirapolvere verdina pesantissima, oramai silenziosa ma ancora fiera del suo design anni '60. È finita in garage ma potrebbe avere un posto d'onore in salotto. Come si può buttare? Si può, si può! E i dischi in vinile, il cavallo a dondolo di legno, la casa delle bambole, l'albero di Natale che ha perso tutti i rami? 

Clara apre una scatola dietro l'altra, borse, sciarpe, vestiti malandati ma bellissimi, tra tanti uno la colpisce in modo particolare, è molto scollato, elegantissimo, se lo poggia addosso tenendolo con un braccio in vita, non ricorda affatto di averlo mai visto. Lo osserva con attenzione, il tessuto morbido, il colore raffinato e la targhetta ricamata a mano. Un abito di sartoria di cui lei ignorava l'esistenza, pensava di conoscere tutti gli oggetti conservati in quel garage e soprattutto quegli abiti appartenuti a sua madre con i quali mille volte da bambina si era divertita a giocare. Possibile che proprio questo, sicuramente il più bello, le sia sfuggito? Possibile. Non ne è troppo convinta ma ha già rallentato il lavoro e non può permetterselo, le cose da rivedere e di cui liberarsi sono tantissime. Nervosamente richiude la scatola e la porta fuori in attesa di decidere cosa farne e mentre la poggia a terra qualcosa scivola giù producendo un leggero rumore di latta. Un piccolo scrigno, piccolissimo, forse un porta pasticche. Clara si china lo prende per riporlo di nuovo nella scatola, la tentazione di aprirlo supera la necessità di tornare a lavoro e all'interno trova piccoli ritagli di un foglio, come se fosse stato spezzettato proprio per farlo entrare in quello scrigno. Da ogni pezzettino sono visibili poche sillabe e non è possibile capirne il senso. Il garage dovrà aspettare! Si siede a terra e sparpaglia i pezzettini  cercando quelli che contengono una lettera maiuscola.

La prima lettera maiuscola che Clara riesce a rintracciare tra quei pezzettini di carta è la P di 'Pre', è molto strano tentare di ricostruire questo puzzle, partendo da un prefisso ma forse è proprio la cosa giusta da fare perché 'pre' sta ad indicare un tempo precedente e quelle parole ridotte in pezzi, chiuse in una scatolina così piccola, di certo appartengono ad un'altra epoca. Chissà perché sono state mantenute così a lungo?  E soprattutto perchè non le aveva mai viste prima? Esattamente come lo splendido abito nero.Tiene alto in mano il suo 'Pre' , come per paura di perderlo di nuovo nella mischia, e comincia ad associarlo agli altri foglietti ma non è semplice trovare l'unione corretta.

Pre sa gio... un brivido le corre lungo la schiena: un Presagio? no,ma quale presagio, scambia i fogli e compone   Pre di zio ne - Pre an nun cia to - Pre am bo lo - Pre me di ta zio ne - Pre de sti na ta, l'angoscia sale. Con il destino non si scherza, non può esserci una strada già tracciata, niente nella vita avrebbe senso, le scelte, i passi falsi tutto già previsto e quindi inevitabile e poi, il destino, di chi? Non può essere.
Butta all'aria i foglietti come per mischiare le carte in gioco e ricomincia con le associazioni. Pre am bo lo - Pre pa ra ti - Pre gio - Pre te sto forse Pretesto ci può stare, spesso basta un pretesto...ma per fare cosa?  
Pre sto / Pre fe ri sci / Pre sti to /  /  Pre no ta / Pre mio
Premio, ripetere di nuovo, un abito nero elegantissimo potrebbe servire per ritirare un premio. Sente che le due cose sono collegate, cerca indizi tra le sillabe sparse e trova 'annunciato'- ' testo'

Il sole sta calando e l'umidità della sera comincia a salire, anche se non è riuscita a trovare la soluzione di quel rebus Clara si solleva da terra e rimette i foglietti nella custodia. Le sue mani continuano a muoversi per riordinare ma non seguono più una logica, danzano sugli oggetti spostandoli da un punto all'altro, la scia dei suoi pensieri non riesce a distogliere l'attenzione da un abito scollato e da sillabe chiuse alla rinfusa in un porta pasticche. Forse è normale ignorare qualcosa della vita dei propri genitori ma sente, chissà perché, che questi due piccoli indizi non sono così insignificanti come sembrano. Se non è servito per ritirare un premio allora quale sarà stata l'occasione per sua madre di indossare quel vestito? Ormai fuori è quasi buio, accende la luce per proseguire il lavoro e, quasi subito, si rende conto che non sta più mettendo in ordine, sta cercando un segreto. Quel segreto che sua madre non le ha mai rivelato. Si guarda intorno per capire da che parte andare e le appare, nella testa, un' immagine fugace di sua madre con l'abito nero, si ferma un istante cercando di afferrare meglio se si tratta di un sogno oppure l'ha vista davvero... il suo sguardo si ferma su un mucchio di fogli accatastati, in alto, poggiati su una vecchia valigia di cartone, sono tenuti insieme malamente da un nastro. 
Cerca la scala e sale alla svelta come se qualcuno la rincorresse, ma non saprebbe descrivere a parole cos'è che la spinge, fogli visti migliaia di volte e che non ha mai degnato di attenzione improvvisamente sembrano essere la chiave di tutto. Li prende in mano e pulendo con il dorso la polvere che si è depositata sopra, legge le lettere in neretto, un titolo, 'Prigioniera di me'. Rivolta di scatto il volume e sul retro trova la riproduzione di una foto sbiadita, un gruppo di persone elegantissime sorridono all'obiettivo, al centro del gruppo una donna con indosso l'abito nero, ha un sussulto e la scala traballa...la donna con l'abito nero è lei!
La didascalia a caratteri piccolissimi recita 'Presentazione ufficiale del libro 'Prigioniera di me' di cui non si conosce l'autore' 


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