DARIO
Finalmente una bella giornata di sole, aveva pensato Arturo saltellando, aspettava da giorni di uscire per una passeggiata sul lungo lago, la sua preferita.
Il marciapiede con il bel pavimento bianco è ampio e gli alberi frondosi si rincorrono per un lungo tratto, sempre un'ottima occasione per fare qualche piacevole incontro.
Gli abitanti delle villette che sorgono sull'altra sponda del marciapiede sono tutti gentili, i più anziani si soffermano a lungo e parlano con calma, gli altri, più frettolosi, si prodigano comunque in un allegro saluto e questo piace molto ad Arturo ed anche a Saverio il suo inseparabile amico. Il giro di oggi è appena cominciato e i due godono, a passo lento, dei riflessi di luce sull'acqua ferma del lago, quando d'un tratto Saverio, con uno scatto deciso, vira in direzione della villetta con il tetto blu. Arturo non può fare a meno di seguirlo, il suo guinzaglio non è abbastanza lungo da permettergli di restare ad annusare il tronco del platano. Sul grande portone è affisso un cartello con su scritto: 'Vendesi'. Questo è molto strano! Dopo essere rimasta a lungo disabitata la bellissima villetta è stata messa in vendita. Il proprietario precedente, uno studioso, schivo e solitario l'aveva abbandonata improvvisamente qualche anno prima e tutto all'interno, per quanto fosse possibile vedere attraverso le grandi finestre, era rimasto immobile. L'enorme libreria, la poltrona, perfino la tazza del tè sul tavolinetto basso era ancora lì. -Chissà chi la comprerà?- si chiede Saverio ad alta voce. Arturo è molto meno interessato, gironzola in tondo seguendo la traiettoria di una mosca...oh, povera mosca!
Saverio è sempre molto attento ai cambiamenti del quartiere, quelle case e soprattutto i loro inquilini sono i suoi punti di riferimento, si aggiunge poi un' innata curiosità e lunghe giornate da riempire. Dopo aver osservato, fin troppo a lungo, il cartello su cui non c'è che una sola parola e nessun indizio sul nuovo proprietario, la passeggiata riprende su questo lato del marciapiede. Arturo sa già che pochi metri più avanti incroceranno quella smorfiosa della gatta di Clara e l'incontro non è affatto esaltante. Il portoncino giallo della villetta di Clara si apre e Saverio affrettando il passo esclama - 'Clara buongiorno!'- prima ancora di averla vista spuntare sulla porta. Quando compare Clara sorride, ma il suo sguardo è malinconico, non sembra la stessa di sempre, Arturo si accoccola ai suoi piedi in attesa delle solite carezze che però non arrivano e Saverio completamente concentrato sul suo interrogativo, senza dar peso allo strano atteggiamento della donna, le chiede qualche informazione in più in merito alla vendita. Con tono stanco lei risponde che il cartello è rimasto appeso per una distrazione, in realtà la villa è stata già venduta, pare ad un pittore che arriverà tra qualche giorno. Nel mentre alza lo sguardo e vede affiancarsi alla villa un camion bianco con la scritta rossa 'Traslochi rapidi'. Saverio alla vista del camion saluta frettolosamente Clara e torna sui suoi passi, di certo chi è alla guida del camion dei traslochi ne saprà di più del nuovo inquilino. Clara non risponde nemmeno al saluto, resta assorta nei suoi pensieri, toglie le foglioline secche dai fiori che tiene sul davanzale delle sue finestre, come se quelle due parole scambiate con il suo vicino curioso le avessero fatto dimenticare il motivo per cui stava uscendo di casa o avessero rimesso in discussione una decisione già presa.
Con un salto, un uomo, brizzolato ma ancora giovane, viene fuori dal camion, senza sorridere saluta Saverio a gran voce e si abbassa verso Arturo per regalargli finalmente quelle carezze che sta aspettando da un po'. Forse crede che il mio amico sia sordo - pensa Arturo con la coda festante.
Un paio di passi e si ritrovano dietro di lui proprio mentre apre il portellone del camion: 'Ma è vuoto!' esclama Saverio. 'Certo, sono venuto a liberare la casa dai mobili del proprietario precedente, prima di portare i miei' Saverio non crede alle sue orecchie, quello che ha difronte è il nuovo proprietario, non avrebbe potuto sperare di meglio, gli tende la mano per presentarsi: 'Sono Saverio e lui è Arturo il mio fedele amico, lieti di fare la sua conoscenza'
'Io sono Dario' - risponde l'uomo, stringendo energicamente la mano tesa di Saverio ed il suo è un bel sorriso, aperto ed accogliente. Quest'uomo non ha soltanto il nome di un conquistatore, ne sono certo, pensa Saverio.
Arturo, che ha osservato la scena dal basso, decide che questo nuovo arrivo non è affatto male, sembra gentile, anzi lo è, gli ha appena rifilato di sfuggita un'altra vigorosa carezza dietro le orecchie e non appare annoiato dalla presenza insistente di Saverio che non ci pensa proprio ad allontanarsi, vuole vedere l'interno della villa e questa è l'occasione buona.
La chiave gira rumorosamente nella toppa, i cardini scricchiolano ed il pesante portone si apre. I tre sono ancora sulla soglia ma il sole si è già rovesciato all'interno come una fiumana ed ora invade l'ingresso illuminando il pavimento e le pareti per metà. Facendosi spazio tra le loro gambe anche Lola è sgattaiolata dentro
Arturo è irritato dalla presenza di Lola, solo la buona creanza lo trattiene dal farsi sentire mentre lei calpesta, con le sue zampette pelose, le cementine azzurre e verdi del pavimento, per andare a fermarsi ai piedi dell'ampia scala di legno con il corrimano in ferro battuto che porta al piano superiore. Sulla destra, da una porta a vetri colorati si accede al grande salone, Dario apre le finestre e il sole si lancia a illuminare i libri che tappezzano i muri e le lenzuola bianche che proteggono i mobili dalla polvere.
Saverio si guarda intorno, con l'occhio attento di un vero investigatore, quando dalla porta d'ingresso una voce sommessa chiama - 'Lola, Lola!'-. Saverio scorge nel volto di Dario un sussulto e, senza esitare, è lui ad invitare Clara ad entrare.
Il pittore resta indietro con gli occhi fissi sulla donna che lentamente si avvicina alla gatta che se ne sta sdraiata ai piedi della scala e finge di essere distratta, Saverio fa per dire qualcosa, forse vorrebbe presentare Clara a Dario, ma questo, con un gesto lo invita a tacere. Clara prende in abbraccio Lola e carezzandola volta lo sguardo verso Dario, sorride, saluta ed esce. Finalmente Saverio si è accorto che oggi Clara è diversa dal solito, assente e svagata, chissà dov' è diretta con quella sacca piena di fogli e poi perché Dario non ha voluto essere presentato?
Incurante della polvere, Dario è sprofondato nell'unica poltrona che c'è nella stanza, sembra aver perso le forze: "Sono qui per lei e lei non lo sa". Arturo, che si bea del calore del sole, sdraiato sotto la finestra, drizza le orecchie e Saverio fa altrettanto, per nulla preoccupato di darlo a vedere.
Sono trascorsi due anni da quando , in un luogo magico, ha incontrato Clara. Una sera d'estate, in Sicilia, al teatro Andromeda.
Tra quei sedili di pietra che simulano per posizione la costellazione da cui il teatro prende il nome, si erano trovati vicini, di fronte a loro un palcoscenico sospeso tra cielo e terra, in lontananza l'isola di Pantelleria mentre il sole, sul far della sera, si esibiva nel suo spettacolo migliore: il tramonto.
Nonostante l'estate, lì, in montagna, l'aria era molto fresca, pizzicava sulla pelle che fino a poco prima si era scaldata al sole rovente delle spiagge. Le signore, in abito elegante, cercavano per lo più riparo nelle giacche offerte dagli accompagnatori, solo alcune, le più previdenti, avevano portato un golfino. Clara cercava di scaldarsi con un pareo dimenticato in borsa dalla mattina e seguiva lo spettacolo avvolta in grandi fiori rosa che facevano risaltare il colore ambrato dell'abbronzatura ed i suoi grandi occhi scuri, resi lucidi dal freddo e dall'emozione: "Vorrei poter ritrarre questo momento attraverso il tuo sguardo" aveva sussurrato Dario al suo orecchio. La ragazza, si era voltata verso di lui incredula e perplessa, e, dopo un istante di esitazione, entrambi erano esplosi in una sonora risata, di certo troppo sonora per un teatro. Così era cominciata.
Dario aveva fatto un primo ritratto a Clara e poi un secondo, un terzo, le loro emozioni volteggiavano e si rincorrevano come farfalle, ogni pennellata, sfumatura, dettaglio riproduceva l'effetto di quel legame che si consolidava. Lei sempre più si ritrovava in quei ritratti, che avevano il potere di riportare a galla i suoi sogni di bambina, le sue paure mai superate, le sue imperfezioni e cominciava ad amarle. Lui sentiva di essere riuscito a liberarsi dalla prigionia della tecnica che diveniva pian piano soltanto uno strumento per esprimere le sensazioni forti e coinvolgenti che stava provando. Alla prima esposizione in galleria nessuno degli ospiti poté fare a meno di notare tanta intensa bellezza e fu un successo. Dario non aveva avuto timore a separarsi dai sui quadri perché Clara era al suo fianco, le bastava guardarla e scoprire nuove tonalità nel suo cuore.
Una mattina Clara non era arrivata alla solita ora, soltanto pochi minuti di ritardo e l'inquietudine lo aveva invaso, cercava di formulare pensieri razionali per mantenere la calma ma il suo cuore non si placava. Poco dopo una voce al telefono lo aveva avvisato che, durante la sua esercitazione mattutina, Clara era caduta da cavallo ed ora era stata portata d'urgenza in ospedale; lì era poi rimasta per giorni, abbandonata in un sonno profondo e incosciente. Dario, senza mai perdere la fiducia, aveva atteso teneramente che la ragazza si svegliasse, un po' come faceva certe mattine in cui le dormiva a fianco, la guardava in silenzio e aspettava. Fino al giorno in cui Clara aveva aperto gli occhi e gli aveva rivolto uno sguardo estraneo ed impaurito.
I medici consigliavano di pazientare, l'amnesia sarebbe stata, di certo, transitoria e così era stato. In breve tempo lei aveva riacquistato la memoria e ricordava ogni cosa della sua vita, ma solo fino ad un paio di mesi prima del loro incontro e lui era rimasto per lei soltanto uno sconosciuto.
Gli era stato raccomandato, per il bene della ragazza, di non forzarla a ricordare per evitare un trauma peggiore, sarebbe stato necessario trovare il modo di farli riaffiorare lentamente.
"Ecco perché ho acquistato questa villetta con il tetto blu, per esserle accanto e provare ad accedere di nuovo al suo cuore" conclude
Saverio è ancora in piedi nel mezzo della stanza, muto e immobile, ha ascoltato il racconto di Dario, ed ora avverte impellente la necessità di sedersi, non sa se le sue gambe sono diventate pesanti o se le parole di Dario, posate come foglie di piombo sulle sue spalle, gliele hanno rese molli ma con lo sguardo cerca un appoggio qualsiasi, Arturo si è sollevato da terra e viene verso di lui, sembra aver assunto anche lui un'espressione cupa. Dario invece ha recuperato il suo slancio e si rimette a lavoro, lui sa che quella quieta villetta liberty gli indicherà la maniera per raggiungere Clara.
Alternandosi tra terapie ortopediche e neuropsicologi, aveva recuperato le attività fisiche e intellettive e, grazie alla musicoterapia, aveva ricreato la propria armonia interiore. Un percorso rieducativo lungo e faticoso che le ha restituito prima la mobilità, poi gli affetti e le relazioni. Era anche riuscita ad andare a vivere, come desiderava da sempre, nella casa sul lago che era stata dei suoi nonni ma, nonostante tutto, la sensazione che qualcosa continuasse a sfuggirle, non l'abbandonava mai, come se, nella sua testa, rotolasse un piccolo gomitolo di nebbia, e, trovare nel garage, tra i fogli non rilegati della bozza di un libro, una foto che la ritrae ad una serata di gala con indosso un abito nero molto elegante, che non ricorda affatto, l'ha gettata nella confusione più totale. E' inquieta, vuole sapere, capire, ricucire e al tempo stesso è spaventata, ha bisogno di parlare con un'amica, che forse saprà darle le spiegazioni che cerca. Lidia ha rilevato da pochi mesi una vecchia pasticceria in una viuzza del centro, per trasformarla in una biscotteria, e Clara passa spesso di là, per fare due chiacchiere o solo per un saluto veloce, oggi spera che l'amica non sia troppo impegnata e possa dedicarle un po' del suo tempo. Per fortuna ci sono soltanto un paio di persone ai tavoli, Lidia le sorride da dietro il bancone, Clara prova a ricambiare con sorriso stentato che basta a rivelare all'altra che c'è qualcosa che non va
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